Abbiamo pianificato il nostro viaggio in Islanda di 15 giorni esattamente un anno prima: Luglio 2019 per Luglio 2020.
L’Islanda è una meta che va prenotata con largo anticipo in particolar modo se si sceglie di visitarla durante l’estate.
Dopo un’accurata osservazione di ciò che l’Islanda poteva offrire, abbiamo creato il nostro itinerario.
E’ estremamente importante decidere cosa vedere per poi definire le diverse tappe.
Una volta definito il percorso, abbiamo prenotato gli alloggi più comodi e il noleggio della Dacia Duster.
Per ogni consiglio, anche sui pernottamenti, non esitate a scriverci su Instagram, Facebook, Pinterest o via email.
Questo è stato il nostro itinerario antiorario:
Fiordi Orientali – Egilsstaðir
Islanda del Nord – Hvammstangi
Fiordi Occidentali – Ísafjörður
Fiordi Occidentali – Breiðavík
Penisola di Snaefellsnes – Grundarfjörður
Penisola di Snaefellsnes – Borgarnes
Islanda Occidentale – Reykjavík
Giorno 1. Keflavik – Selfoss
Siamo arrivati all’aeroporto di Keflavik verso le 19.00 e dopo le varie pratiche aeroportuali, compreso il test del tampone molecolare (direi molto veloci) siamo andati ia ritirare la nostra macchina 4×4.
Ci siamo messi in marcia verso Selfoss (circa due ore di auto), e l’emozione cominciava già a crescere nel vedere, lungo la strada, i primi fiori viola islandesi, i lupini.
Vi starete chiedendo perché non abbiamo inserito come prima tappa il circolo d’oro. All’ultimo momento ci hanno posticipato il volo al giorno successivo. TORNA SU
Giorno 2. Landmannalaugar – Hella
Avendo solo una lunga giornata disponibile per l’escursione, abbiamo lasciato il nostro accogliente cottage di Selfoss la mattina presto (fortunatamente il tempo ci ha assistito).
Per Landmannalaugar la strada più semplice da percorrere è la F208, (come consigliato da esperti dell’isola), ci si può arrivare da nord (assolutamente non da sud, perché ci sono troppi guadi impegnativi).
Da Selfoss abbiamo quindi percorso prima la strada 30, la 32, la F26 fino alla F208.
Indifferentemente da quale sarà la vostra provenienza vi troverete a percorrere gli ultimi 2 chilometri di strada nella F224 fino ad arrivare al rifugio Landmannalaugar. Prima del rifugio si trovano altri due guadi, non sono molto profondi ma sono piuttosto ampi, se non volete rischiare è possibile parcheggiare la propria auto prima del guado e raggiungere a piedi il rifugio che si trova a poche centinaia di metri, tramite una serie di passerelle.
Abbiamo aspettato che una macchina attraversasse il guado per poi passare immediatamente dietro a loro! Che emozione!!!
Sulla route 32 fabbiamo fatto una sosta per ammirare una deliziosa cascata che si chiama Hjàlparfoss.
A metà percorso è poi d’obbligo fermarsi ad ammirare il bellissimo canyon di Sigöldugljufur con le sue cascate: parcheggiato la macchina contate circa 30 minuti a piedi per raggiungerlo.
L’ultima e terza tappa è necessaria per vedere Hnausapollur (a volte chiamato anche Bláhylur): è un lago azzurro situato in un cratere. E’ raggiungibile con la macchina: giusto il tempo di ammirarlo e scattare delle foto. (GPS coordinates of Hnausapollur (Bláhylur) Lago: 64.053072, -19.033889).
Una volta arrivati alla principale destinazione, avendo solo un lungo pomeriggio, abbiamo dovuto decidere per una sola escursione.
Abbiamo deciso di vedere il famoso vulcano Brennisteinsalda (Sulphur hill) alto circa 800 metri.
Brennisteinsalda è una montagna variopinta, colorata dallo zolfo (da cui prende il nome, “Onda di zolfo” – “Sulphur Wave”), dalla lava e dalla cenere blu e nera, muschi verdi e ferro rosso. Di fronte alla montagna si può ammirare un campo di lava di ossidiana.
E’ stata un’esperienza incredibile.
Panorami da favola ci hanno accompagnato per l’intera escursione.
Il sentiero che abbiamo seguito ci ha condotti ad ammirare ampie vallate fino a giungere alla cima del vulcano.
La montagna è cosparsa di bocche fumanti, siamo passati accanto a fumarole e sorgenti solforose dai colori sgargianti.
Abbiamo attraversato il campo di lava di Laugahraun fino ad arrivare al piccolo canyon di Grænagil.
Qui ci siamo trovati di fronte allo splendido Bláhnúkur con i suoi pendii verdi e azzurri che si tuffano nel fiume sottostante.
Costeggiando il fiume siamo giunti poi alla fine dell nostra escursione.
Prima di partire abbiamo mangiato un buon panino nel Mountain Mall, piccoli ristoranti allestiti all’interno di tre bus. (qui puoi vedere il continuo del nostro viaggio nell’anno successivo).
Pernottamento ad Hella.
Di seguito le foto parlano da sole.
Giorno 3. Islanda sud-occidentale – Vík
Il secondo giorno abbiamo proseguito il nostro giro percorrendo la Ring Road.
La prima tappa è stata la cascata di Seljalandsfoss.
L’incantevole cascata alta circa 60 metri è già visibile dal parcheggio.
Un piccolo sentiero abbastanza sdrucciolevole (ovviamente munitevi di giacca anti pioggia) permette di ammirare la cascata da ogni angolazione, anche da dietro.
Non perdetevi la cascata di Gljúfurárfoss, 5 minuti a piedi da Seljalandsfoss.
E’ nascosta in parte da una grande roccia, ma seguendo un piccolo sentiero siamo entrati nello stretto canyon (con scarpe adatte) fino ad ammirare da vicino il maestoso e imponente tuffo di 40 metri.
Presa la macchina ci siamo diretti verso la terza cascata: Skogafoss.
Lungo la strada siamo rimasti colpiti da una piccola fattoria abbandonata, ma la cosa più particolare è stato vedere una marea di reggiseni colorati appesi in fila lungo una recinzione.
Arrivati a destinazione, man mano che avanzavamo a piedi, la cascata Skogafoss era sempre più visibile e si percepiva già la sua maestosità. E’ alta 65 metri come Seljalandsfoss, ma la sua larghezza di oltre 25 metri la rende molto più imponente.
Il tempo era nuvoloso altrimenti avremmo potuto godere della vista di un arcobaleno!
Si può ammirare la cascata anche dall’alto usando il sentiero a destra fatto di tanti scalini.
La vista dall’alto è molto bella, e volendo si può percorre un sentiero che porta ad altre piccole cascate.
La successiva tappa è stata il promontorio di Dyrhólaey.
Purtroppo era nuvoloso ed il panorama non è stato dei migliori, ma aspettando un pò si è aperto quanto basta per ammirare l’oceano, la spiaggia nera che faceva da contrasto al blu dell’acqua e qualche pulcinella di mare, veramente poche forse per colpa del tempo. Qui i dettagli del promontorio anche nel nostro secondo viaggio.
Non siamo andati nell’altro lato del promontorio perché era salita la nebbia.
Prima di andare alla Guest house situata nel villaggio di Vík í Mýrdal, siamo andati a vedere la bellissima spiaggia nera di Reynisfjara.
La spiaggia è ricoperta da una sabbia nera generata dalla cenere e dai detriti di origine vulcanica prodotti dall’erosione.
Straordinaria è la presenza di una scogliera di pilastri basaltici a base esagonale generata da un veloce raffreddamento della lava venuta a contatto con l’acqua.
Altrettanto magnifici sono i due maestosi faraglioni che emergono dal mare, chiamati Reynisdrangar.
Un luogo avvolto da fiabesche leggende, tra qui la più popolare che racconta l’origine dei faraglioni.
Si tratterebbe di due enormi troll trasformati in pietra dal sole perché sorpresi a rubare una nave.
A Vik, come in altre parti in Islanda, chiude tutto molto presto, quindi portatevi dietro sempre qualcosa da mangiare perché non vi sembrerà mai tardi! TORNA SU
Giorno 4. Islanda sud-orientale – Höfn
Dopo un saluto all’iconica chiesetta di Vik, presente come immagine in tutte le guide dell’Islanda, siamo partiti per una nuova avventura.
Partendo da Vík, vi suggeriamo vivamente di fermarvi lungo la strada ad ammirare lo
Skaftáreldahraun.
Sono dei sconfinati campi di lava ricoperti di un soffice muschio.
Dopo la furia distruttiva delle eruzioni, la lava si è raffreddata e solidificata e nel corso dei decenni la natura ha cominciato a colonizzare queste distese di roccia. Paesaggi magnifici.
La prossima tappa è stata Fjaðrárgljúfur canyon.
Abbiamo fatto una piccola deviazione di 2-3 chilometri dalla strada principale per poter raggiungere questo magnifico canyon.
Dal parcheggio inizia un sentiero che sale verso alcuni punti panoramici.
Il paesaggio si caratterizza per il colore verde lussureggiante (almeno nel mese di luglio) che lo rende quasi fiabesco, e rivedendo le foto sembra di esser stati dei personaggi di un quadro.
Dopo il canyon la prossima tappa è stata il parco Skaftafell che ospita al suo interno due principali attrazioni.
La prima che abbiamo visto è stato il ghiacciaio Skaftafellsjökull.
Questa breve passeggiata di andata e ritorno di 3,7 km è un modo semplice per avvicinarsi ad un ghiacciaio.
Il sentiero pianeggiante inizia dal centro visitatori di Skaftafell ed è ben segnalato. La strada è asfaltata fino a metà strada.
La passeggiata termina nelle immediate vicinanze di Skaftafellsjökull, dove si ha una buona vista di questo imponente ghiacciaio.
Man mano che avanzavamo l’aria era sempre più gelida.
Al ritorno abbiamo intrapreso un altro sentiero di circa 2 km, tutto in salita, per poter ammirare la cascata di Svartifoss.
Non è imponente come le altre, è alta 20 metri, ma l’essere avvolta da colonne di basalto nere, le dona un aspetto molto “elegante”.
Dalla cascata poi si potrebbe prendere un altro sentiero per raggiungere a Sjonarsker, dove si ha una vista sul ghiacciaio, ma non avendo tempo abbiamo rinunciato.
L’ultima tappa della giornata è stata la laguna Jokulsàrlòn.
Il Jökulsárlón è il più grande lago di origine glaciale dell’Islanda.
Il lago si trova a sud del ghiacciaio Vatnajökull, tra il Parco nazionale Skaftafell che abbiamo lasciato e la cittadina di Höfn.
E’ apparso nel 1935 e dal 1975 è cominciato a crescere a causa dello scioglimento dei ghiacciai.
Una delle sue caratteristiche così è la presenza di molti iceberg che provengono dalla lingua del ghiacciaio del Breiðamerkurjökull e che rimangono in questa laguna a galleggiare fino a raggiungere il mare.
Il paesaggio è molto bello ma a differenza di quanto scrivono le altre persone noi l’abbiamo considerato anche un po’ triste perché il tutto ci riconduce al drammatico fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai per i cambiamenti climatici.
Non abbiamo fatto il tour con i gommoni o con gli anfibi perché siamo arrivati tardi, per questo motivo abbiamo saltato anche la bellissima Diamon beach che abbiamo visto nel nostro prossimo viaggio:clicca qui.
Come pernottamento abbiamo scelto la Guest house Nypugardar a soli 51 km dalla laguna, immersa nel verde e nella pace più assoluta. Non abbiamo scelto di dormire a
Höfn perché un po’ più distante ed anche perché non è considerato un bel paese, il tutto confermato da una veloce visita con la macchina la mattina successiva. TORNA SU
Giorno 5. Fiordi Orientali – Egilsstaðir
Altro giorno altre mete. Lungo la strada principale, la ring road, abbiamo fatto una deviazione per visitare il delizioso villaggio di pescatori: Djúpivogur.
Qui abbiamo fatto colazione con una mega fetta di torta ed un cioccolato caldo: il locale si chiama Langabud e le recensioni positive non ci hanno deluso.
Dopo la piccola pausa siamo andati a vedere un’opera pubblica (visibile dall’auto) davvero particolare l’Eggin í Gleðivík; lungo la strada vi sono una trentina di grosse uova di marmo ognuna delle quali rappresenta un uccello del luogo.
Con la nostra Dacia siamo andati in direzione Seyðisfjörður, ma abbiamo percorso la 939, una strada sterrata adatta solo per le 4×4, un magnifico paesaggio. Tuttavia merita notevolmente anche l’ultimo tratto cioè la strada 93.
Le case del villaggio sono tutte colorate e caratteristico è il percorso di piastrelle rainbow che porta alla chiesa color blu pastello.
Il contrasto fra questo meraviglioso arcobaleno e i colori della Chiesa lo rendono uno dei punti più fotogenici di Seyðisfjörður.
Vi raccomandiamo assolutamente di mangiare al Kaffi Lára El Grillo Bar, situato all’inizio della stradina per andare alla chiesa, ottimi gli hamburger.
Prima di proseguire il nostro giro siamo passati per Egilsstaðir (cittadina che a nostro parere non merita una visita) dove avevamo prenotato l’albergo.
Lasciati i bagagli ci siamo diretti verso Hallormsstadur Forestry Reserve (Hallormsstaðaskógur).
E’ stato un pò difficile trovare l’entrata perché si possono scegliere vari ingressi.
Abbiamo scelto di entrare nel bosco in direzione del lago: una passeggiata rilassante fra gli alberi fino ad arrivare alla riva del lago Lagarfljót.
Presa la macchina ci siamo diretti poi al parcheggio da cui parte il sentiero per andare a vedere le cascate Lítlanesfoss e Hengifoss.
Il percorso per raggiungerle è completamente in salita, abbiamo impiegato mezz’ora per arrivare a Lítlanesfoss, cosa dire: una meraviglia. La cascata alta 30 metri è avvolta da colonne di basalto esagonali.
Queste colonne sono tra le più alte del paese: venti metri ciascuna.
Per motivi di tempo non abbiamo proseguito verso la cascata Hengifoss visibile già da lontano. La visita della parte est dell’Islanda si è poi conclusa la mattina seguente a Borgarfjörður Eystri. TORNA SU
Giorno 6. Islanda del Nord – Húsavík
Come accennato precedentemente prima di partire alla scoperta dell’Islanda del Nord, la mattina presto siamo andati verso il fiordo di Borgarfjörður Eystri. Non ci aspettavamo di vedere così tanti puffin.
Ci sono due parcheggi, uno un po’ in alto, l’altro proprio sul porto.
Era come se tutte le pulcinella di mare dell’Islanda fossero venute a sostare nel piccolo promontorio di questa località.
Se andate a Luglio vi consigliamo di farci un salto perché avrete la possibilità di vedere da vicino tanti e adorabili puffin.
Dopo mille scatti, iniziamo il nostro viaggio verso il Nord puntando sulla maggiore cacata islandese e d’Europa; stiamo parlando di Dettifoss, alta 45 metri e larga 100 metri.
Sono tre gli aggettivi che la caratterizzano: possente, maestosa ed impressionante.
Ci sono due strade dalla ring road per raggiungere la cascata: la 864 provenendo da est (non asfaltata) e la 862 (asfaltata).
Noi abbiamo percorso la 862 e quindi abbiamo visto la cascata dal lato Ovest del fiume.
Dal West side parking abbiamo impiegato 800 metri per arrivare a Dettifoss.
Il sentiero è quasi un paesaggio lunare.
Dopo aver ammirato Dettifoss e prima di tornare al parcheggio, abbiamo preso un altro sentiero per arrivare alla alla cascata precedente, la Cascata di Selfoss.
Selfoss è meno possente della precedente ma risulta essere molto scenografica per il fatto di trovarsi in un contesto cinematografico tra i canyon.
La nostra giornata è terminata ad Husavìk, un villaggio sul mare molto carino. Avremmo dovuto fare un’escursione in mare aperto per avvistare le balene ma il tempo ed il mare non l’hanno permesso. L’escursione è stata solo rimandata all’anno successivo.
Abbiamo mangiato una buonissima zuppa di pesce presso il ristorante Gamli Baukur. TORNA SU
Giorno 7. Lago Mývatn – Reykjahlíð
Il nostro consiglio, se potete è quello di dedicare almeno due notti in questa zona come abbiamo fatto noi soggiornando nella graziosa Eldá Guesthouse a Reykjahlíð.
Appena arrivati siamo andati direttamente alla scoperta di questa zona vulcanica, il tempo fortunatamente è stato dalla nostra parte.
In questa giornata abbiamo visitato in ordine cronologico:
Hverir
Víti- Krafla
Leirhnjúkur
Grjótagjá
Hverfjall
Dimmuborgir
Hverir
Ci troviamo alle pendici del monte Námafjall.
L’area geotermale di Hverir regala un paesaggio mozzafiato, uno spettacolo insolito, sembra di essere su un altro pianeta.
E’ meraviglioso il contrasto tra le tonalità dall’arancione all’ocra al marrone, il turchese del cielo e il grigio del fango.
Abbiamo passeggiato tra le fumarole e i soffioni, tra i crateri pieni di fango che ribolle ed i coni di vapore. Assolutamente da togliere il fiato. Si respira la forza della terra.
Cratere Víti
Lungo la strada per arrivarci noterete subito una centrale geotermica e quello che colpisce è la presenza di una doccia all’aperto.
È collegata ad una fonte termale, e dispone quindi di acqua calda per tutto l’anno.
Il cratere Víti (Víti in islandese significa inferno) si trova sul vulcano Krafla ed al suo interno si è formato un lago con acqua color turchese reso ancora più bello dalle sfumature del terreno della caldera.
Leirhnjúkur
Il cratere di Leirhnjukur è un bacino di fango ribollente impregnato di zolfo.
E’ magnifico passeggiare in questi sentieri tra il basalto e l’erba che sbuca dove la lava non è arrivata.
Grjótagjá
Questa grotta piccola offre lo spettacolo dell’acqua calda con dei colori meravigliosi. Merita una breve sosta.
Hverfjall
Hverfell, l’imponente cratere profondo circa 140 metri e con un diametro di 1000 metri, è classificato come uno dei più grandi al mondo.
Si formò poco meno di 3000 anni fa durante una violenta eruzione.
Con una breve passeggiata siamo arrivati in cima, e lo spettacolo è incredibile, sia per l’enorme cratere di sabbia e rocce nere sia per la panoramica di cui si può godere.
Dimmuborgir
Dimmuborgir, il cui nome significa Fortezza Oscura, è un’immensa distesa di formazioni laviche, formate circa 2000 anni fa a seguito di un’eruzione.
Queste formazioni vanno a creare un vero e proprio labirinto di roccia nera, scatenando l’immaginazione di tutti coloro che vi si addentrano.
Nella mitologia islandese, Dimmuborgir è ritenuto un luogo di connessione tra il mondo degli uomini e quello degli inferi, un luogo abitato da elfi e troll.
Abbiamo fatto varie percorsi all’interno di questa particolare zona.
Una curiosità: questo tipo di rocce si trovano solo sul fondo dell’oceano, vicino alla costa messicana, ma non esiste un altro posto al mondo in cui formazioni del genere siano visibili in superficie, al di fuori dell’Islanda.
Mývatn Nature Baths
Alla fine della giornata siamo andati a rilassarci nelle terme Mývatn Nature Baths, una laguna naturale alimentata da quattro sorgenti calde che sgorgano da una profondità di 2500 metri.
Da non perdere perché meno turistica, più economica e più naturale della Blu Lagoon che non è altro che una piscina artificiale.
Prima di accedere alla piscina termale, siamo passati dagli spogliatoi per fare obbligatoriamente una doccia nudi.
Siamo poi usciti all’aperto bagnati con una temperatura esterna di circa 6 gradi.
Dopo aver fatto qualche foto alla velocità della luce, ci siamo immersi al calduccio nell’acqua termale circondati da uno strepitoso paesaggio con la vista in lontananza dei vulcani dell’area.
Da fare assolutamente. TORNA SU
Giorno 8. Askja – Reykjahlíð
Ci siamo alzati presto perché oggi avevamo programmato di andare ad Askja e ci siamo andati nonostante la continua ma leggera pioggia, non c’era uno spiraglio di sole.
Abbiamo preferito fare la strada più lunga cioè la F905 e poi la F910 per via dei guadi più accessibili rispetto alla strada più corta, la 88, che presenta un guado più impegnativo; almeno così ci è stato detto.
Quando si parla del percorso più lungo intendo che siamo arrivati circa dopo 3 ore e mezza.
Vi consigliamo di fare il pieno prima di mettervi in viaggio. In ogni caso l’ultima possibilità di fare rifornimento è a Möðrudalur.
Non aspettatevi una pompa di benzina tradizionale perché è nascosta in un deposito di fronte l’unico ristorante lungo la strada.
Se non è visibile entrate al ristorante e chiedete al proprietario, che è anche il gestore della stessa.
A differenza di quanti sostengono che il viaggio possa risultare monotono e noioso, noi possiamo invece affermare di aver vissuto un’esperienza davvero unica.
Il paesaggio lunare in continuo cambiamento è qualcosa di indimenticabile, ed il brivido di attraversare i due guadi ha reso il tutto ancora più emozionante.
Dopo 21 chilometri di F905, abbiamo percorso la F910 fino alla fine, altri 60 chilometri.
La strada inizialmente sembrava abbastanza agevole.
Quando siamo arrivati al primo guado, fortunatamente abbiamo incontrato un’auto dal lato opposto, abbiamo così chiesto quale lato avesse fatto all’andata.
Prima di attraversare un fiume bisogna sempre scendere e guardare la profondità ed entrare in acqua a velocità molto bassa con la prima marcia, assicurandovi sempre di aver attivato il 4×4.
Passato questo, dopo 5 km circa siamo arrivati al secondo.
Questo guado richiede una semi curva perché l’uscita dall’acqua si trova a sinistra e non in linea retta rispetto il punto di entrata.
Da tener presente, se i ponti che incontrerete avessero i cancelli chiusi, basta aprirli. Vengono chiusi per evitare di far passare le pecore.
Incontrerete con ogni probabilità i ranger sul percorso, chiedete informazioni.
Arrivati al parcheggio situato all’inizio della salita per la caldera, abbiamo atteso un po’ prima di scendere perché era cominciato a nevicare.
Siamo scesi dopo mezz’ora per affrontare questa passeggiata abbastanza agevole.
Vi consigliamo di indossare, almeno in questo periodo, sempre scarpe adatte perché per un bel tratto si cammina sulla neve anche nel mezzo dell’estate.
Alla fine siamo giunti davanti al piccolo e spettacolare cratere di Viti (stesso nome di quello di Krafla), dal diametro di circa 150 metri, che contiene lattiginosa acqua termale a 25 gradi, volendo balneabile.
Abbiamo provato a scendere di poco ma il fango presente non ce l’ha permesso.
Purtroppo il più grande cratere, formatosi durante l’eruzione del 1875 ed esteso per ben 11 chilometri quadrati e che attualmente è occupato dalle acque del lago Öskjuvatn, non siamo riusciti a vederlo causa nebbia. L’anno dopo però abbiamo avuto l’onore di ammirarli entrambi: vedi qui.
Dopo qualche foto siamo tornati verso la macchina perché è iniziata un’abbondante nevicata!
Anche senza sole l’escursione ci ha dato mille soddisfazioni.
Al ritorno ci siamo fermati a mangiare al ristorane di Möðrudalur. Consigliato.
Da tener presente: per la viabilità delle strade è sempre meglio consultare il sito www.road.is TORNA SU
Giorno 9. Islanda del Nord – Hvammstangi
Lasciamo Reykjahlíð invasa da una forte e continua pioggia.
La prima destinazione del nostro programma è la cascata di Godafoss.
Letteralmente “La cascata degli dei” è davvero divina.
Ci sono due spiegazioni del suo nome, una legata alla morfologia della cascata (i tre getti principali sarebbero Odino, Thor e Freya) e una legata al mito, ossia alla notte in cui tutti gli idoli pagani vennero gettati nelle acqua della cascata a seguito della conversione al cristianesimo.
E’ davvero impressionante grazie al suo scenario a 180 gradi.
Dopo questa meraviglia ci siamo diretti verso la vicina Akureyri.
E’ la seconda città più grande dell’Islanda e si trova alle pendici del fiordo Eyjafjörður, uno dei più lunghi dell’Islanda, circa 60 chilometri.
Il centro di Akureyri è molto semplice da girare a piedi:
Siamo arrivati subito vicino il simbolo della città: Akureyrarkirkja, una chiesa luterana.
Girando per il centro della cittadina, siamo rimasti colpiti dai semafori a forma di cuore (un’iniziativa della città a sostegno alla popolazione dopo la crisi economica del 2008).
Dopo un veloce pranzo ci siamo diretti in macchina per raggiungere il faraglione Hvítserkur.
Dopo 30 minuti di viaggio, lungo la strada ci siamo fermati ad ammirare e fotografare Öxnadalur, una magnifica e stretta valle lunga 30 km , precisamente sulla tangenziale tra Varmahlíð e Akureyri.
Vette mozzafiato e sottili pinnacoli di roccia fiancheggiano il passo montano; l’imponente guglia di 1075 m di Hraundrangi e le vette circostanti di Háafjall sono spettacolari.
Ci servivano ancora 2 ore di macchina per arrivare a Hvítserkur.
Il tempo non è stato dei migliori fra vento e pioggia.
Se andate di mattino trovate la bassa marea e camminando sulla spiaggia nera, si può arrivare proprio sotto la roccia.
Noi arrivando la sera, con la pioggia e l’alta marea, abbiamo ammirato l’incantevole faraglione dall’alto.
Secondo la tradizione locale, Hvítserkur era in realtà un troll.
Una sera, esasperato dal suono delle campane del convento di Þingeyrarklaustur, decise di andare a distruggere le campane ma, poiché aveva calcolato male la distanza del campanile, l’alba lo sorprese prima che gli fosse possibile raggiungere un rifugio, e i raggi del sole lo pietrificarono per sempre.
Durante il percorso ci siamo fermati a fotografare ed accarezzare i bellissimi cavalli islandesi. Siamo poi ripartiti per poi raggiungere dopo 40 minuti la destinazione finale della giornata, Hvammstangi.
Qui abbiamo prenotato uno splendido cottage, arredato con molto gusto e con vetrate direttamente sul mare.
Giorno 10. Fiordi Occidentali – Ísafjörður
La nostra prima tappa é stata Hólmavík. Abbiamo scelto di fermarci in questo gradevole villaggio per il suo celebre museo delle streghe. Un museo particolare che consigliamo solamente alle persone che hanno interesse al folklore.
Gli oggetti esposti non sono molti, ma sicuramente aiutano a scoprire un altro lato dell’Islanda, quello “magico”.
A soli 30 km dal villaggio di Hólmavík, si trova Drangsnes, un grazioso villaggio di pescatori.
Abbiamo deciso di recarci qui per la presenza di 3 vasche termali situate sopra a degli scogli in prossimità del mare.
Appena parcheggiato, dalla macchina si sentiva il suono del forte vento.
Siamo stati indecisi per un po’ se spogliarci o no. Ci siamo messi il costume e velocissimi abbiamo attraversato la strada, dove sono situati gli spogliatoi, per farci la doccia; e poi ancora più veloci per entrare nelle vasche.
Trovarsi al cado con la vista sull’oceano ci ha fatto capire che ne era valsa la pena.
Il nostro programma prevedeva come terza tappa la visita al museo della volpe artica a Súðavík, ma non ce l’abbiamo fatta con i tempi in quanto il museo chiudeva alle 18:00.
Dopo circa 2 ore di auto la nostra attenzione è stata catturata da una casa di torba con tetto d’erba, realizzando poi che era un posto dove poter mangiare qualcosa.
All’entrata la figlia del proprietario ci ha accolto calorosamente e ci ha invitati ad entrare in una delle varie stanzette lillipuziane dove abbiamo gustano dei buonissimi waffles con della marmellata fatta in casa, scaldandoci poi con un cioccolato caldo.
Precedentemente era una vecchia fattoria, inoltre è possibile vedere alcuni utensili storici in mostra al secondo piano.
Prima di lasciare la casa abbiamo comprato anche due barattoli di marmellata al rabarbaro.
Veramente meraviglioso, se siete di passaggio fermatevi che ne vale la pena: si chiama Litlibaer.
Dopo questa sosta ci siamo diretti verso Ísafjörður, la città principale dei fiordi occidentali.
Una cittadina di pescatori situata in un contesto naturalistico da cartolina. Montagne e mare rappresentano una cornice perfetta. Tuttavia i paesaggi dei fiordi dell’ovest ci hanno colpito in particolare modo.
Giorno 11. Fiordi Occidentali – Breiðavík
Lasciato Ísafjörður in direzione cascata di Dynjandi, il paesaggio intorno diventa sempre più spettacolare.
Inutile dire le mille volte che ci siamo fermati ad immortalare quei luoghi, compreso lo scatto della cascata già visibile in lontananza.
Appena parcheggiato, ci ha accolto una miriade di moscerini. Dobbiamo dire fortunatamente che è stato l’unico posto del nostro viaggio dove ne abbiamo incontrati così tanti.
Dal parcheggio, attraverso un sentiero abbiamo costeggiato numerose piccolo cascate che non erano altro che un preludio alla meravigliosa Dynjandi, un salto d’acqua che scende a trapezio accarezzando le rocce, direi quasi come una gonna.
Tornando indietro e quindi voltando le spalle alla cascata si gode di uno splendido panorama sul fiordo.
Sulla strada 612 abbiamo fatto una breve sosta per vedere Garðar BA, la più antica nave d’acciaio islandese spiaggiata sulla costa di Patreksfjörður.
La particolare posizione della nave ed i suoi colori la rendono una location fotografica interessante ed in una giornata di sole non potevamo non inserirla nei nostri scatti.
La successiva tappa è stata la spiaggia Rauðisandur.
Abbiamo percorso la sterrata 614, una strada dove specialmente nell’ultimo tratto si gode di un panorama immenso.
Prima di scendere dalla montagna fermatevi e ammirate la spiaggia e tutto il suo contorno.
Una volta giunti abbiamo parcheggiato nei pressi di una caratteristica chiesetta nera, e proprio al lato opposto un piccolo sentiero ci ha portati alla spiaggia.
Rauðisandur è una delle spiagge più particolari dell’Islanda, ed il termine significa sabbia rossa in islandese perché prende il suo colore dalle conchiglie sbriciolate di cui è composta.
Il colore della sabbia cambia a seconda del tempo e della stagione.
Dalle diverse tonalità di giallo alle sfumature dell’arancio, la spiaggia non rimane mai dello stesso colore a lungo.
Noi abbiamo trovato la spiaggia con delle sfumature d’arancio.
Dalla chiesetta all’oceano abbiamo impiegato circa un’ora.
Durante il tragitto vi sembra d camminare in un deserto anche perché all’orizzonte si vede solo sabbia.
Abbiamo passeggiato scalzi per la presenza di qualche acquitrino. Durante il tragitto oltre alle conchiglie abbiamo visto fra la sabbia degli strani fiori gelatinosi che non erano altro che delle meduse.
Alla fine un miraggio, il mare.
I 10 chilometri di larghezza di questa meravigliosa spiaggia sono particolarmente impressionanti con la bassa marea, in netto contrasto con le montagne scure e l’oceano blu.
Strano a credersi ma siamo riusciti ad fare un mini e veloce bagno visto il sole pieno!
Dopo questa ulteriore e notevole esperienza ci aspettava ad un’ora di auto la penisola di Látrabjarg, l’estremità più occidentale dell’Islanda ma anche il punto più occidentale dell’Europa.
Le scogliere scendono a strapiombo, anche 400 metri, sull’oceano azzurro.
Prati super verdi con fiori sparsi qua e là vengono esaltati da giornate piene di sole come quello stesso giorno.
Le scogliere sono percorribili tramite un sentiero.
Abbiamo assistito allo spettacolo di molti di uccelli marini, colonie di pulcinella di mare, di gabbiani e di altre specie che ci hanno accolto con il loro suono come se la scogliera fosse un organo e loro le voci di un coro.
Dopo qualche foto, l’ennesima, ai puffin ci siamo diretti verso l’hotel di Breiðavík, a soli 5 minuti.
Breiðavík è costituito solo da un hotel, un ristorante, che si trova all’interno dello stesso e da una chiesetta.
La location è davvero ottima sia per la posizione strategica dove si trova sia per il panorama che offre poiché si affaccia su una vastissima spiaggia.
L’hotel è grande ma non super organizzato, ha vari tipi di sistemazioni, possiamo anche dire che non è il massimo in rapporto qualità prezzo ma per una notte ci si può adattare.
Giorno 12. Penisola di Snaefellsnes – Grundarfjörður
La mattina presto siamo partiti per la penisola di Snaefellsnes, ma invece di prendere il traghetto siamo andati in auto fino a Stykkishólmur.
Questa decisione è stata dettata da fatto di non voler restare vincolati dagli orari.
Il tempo di percorrenza è stato circa di 5 ore.
Stykkishólmur è un villaggio di pescatori adorabile e molto tranquillo.
Vi raccomandiamo di fare una passeggiata fino al piccolo faro dove si ha una bellissima vista sul porto e sull’oceano.
L’ultima tappa per concludere questa lunga giornata è stata Grundarfjörður, una cittadina situata esattamente al centro della penisola di Snaefellsnes.
Il punto di riferimento principale della città è il fotogenico Kirkjufell, che si traduce in “Church Mountain”.
Kirkjufell è spesso definita la montagna più fotografata dell’Islanda. La sua particolare forma cambia di continuo in base a dove vi trovate.
Oltre alla montagna stessa, si può ammirare Kirkjufellsfoss (Church Mountain Falls), una bellissima cascata con tre salti, che è spesso scelta come primo piano.
Prima di andare all’hotel, situato davanti l’oceano proprio con il monte come panorama, siamo andati ad ammirare e fotografare questa bellissima montagna. TORNA SU
Giorno 13. Penisola di Snaefellsnes – Borgarnes
Ecco le varie tappe di questa giornata:
Skarðsvík Beach
Passando per la cittadina di Ólafsvík siamo andati a Skarðsvík Beach, una spiaggia di derivazione lavica ma con sabbia dorata.
In netto contrasto con la maggior parte delle spiagge nere in Islanda, Skarðsvík assomiglia ad una costa mediterranea. Notevole è il paesaggio vulcanico circostante.
Dritvik Djúpalónssandur
Una volta arrivati a destinazione abbiamo intrapreso un piccolo sentiero fino ad arrivare a Djúpalónssandur, una spiaggia lavica molto bella, resa ancora più particolare dai resti arrugginiti, di un peschereccio naufragato nel 1948, sparsi qua e là come se fosse un’opera d’arte contemporanea.
Alla fine del sentiero prima di andare verso l’oceano, a destra è possibile ammirare un pittoresco laghetto.
Londrangar
I Lóndrangar sono dei pinnacoli vulcanici.
Queste rocce basaltiche dalla forma unica sono considerate vecchi resti di un cratere che si è in gran parte eroso. La roccia più alta è circa 75 metri e quella più piccola è alta circa 61 metri.
Dimenticavo, abbiamo iniziato il percorso raggiungendo il faro di Malarrif e poi a piedi fino alle magiche scogliere.
Molto bello il contrasto delle rocce laviche con il verde acceso del muschio che in parte le ricopre.
E’ stata veramente una bella passeggiata.
Arnarstapi
Una volta arrivati e parcheggiato, la prima cosa che abbiamo notato è stata la presenza di una grande colonia di sterne artiche; mi raccomando non disturbatele altrimenti vi attaccheranno!
Andando verso la costa ci siamo fermati prima a farci una foto con Bárðar, una statua eretta in nome di una delle tante saghe islandesi:Bárðar saga (Era mezzo troll e mezzo uomo, suo padre era mezzo titano, ma sua madre era un essere umano). Potrebbe essere considerato il guardiano della costa.
L’area circostante è di una bellezza unica; le coste frastagliate di basalto dalle caratteristiche colonne esagonali, e le grotte scavate dalla forza del mare sono molto suggestive.
Un po’ più avanti sulla costa si giunge al luogo più famoso, Gatklettur, una coppia di archi di lava posti in balia delle onde.
Famosa è la passeggiata panoramica che collega questo paesino a Hellnar: questo sentiero, di 2,5 km, l’abbiamo fatto solo in parte per mancanza di tempo.
Il mare e le scogliere tra Arnastapi e Hellnar sono stati dichiarati nel 1979 Riserva Naturale.
Búðir
Ci sono diverse chiese nere che sono sparse in tutta l’Islanda, ma quella di Budir è senza dubbio la più popolare anche per la sua posizione, è isolata e completamente circondata da campi lavici.
Per chi ha tempo, cosa che noi non abbiamo avuto, può raggiungere anche la vicina spiaggia.
Ytri Tunga
L’ultima tappa del nostro itinerario è stata la spiaggia di Ytri Tunga dove sono visibili alcune foche.
Noi ne abbiamo viste due prendere il sole adagiandosi su di una roccia che usciva dall’acqua. Se avete tempo consigliamo di farci un breve salto.
Per il pernottamento abbiamo scelto la città di Borgarnes.
Abbiamo cenato ed fatto una piccola passeggiata ammirando il mare. TORNA SU
Giorno 14. Islanda Occidentale – Reykjavík
Siamo partiti da Borgarnes per Hraunfossar.
Le cascate Hraunfossar sembrano sgorgare direttamente dal campo lavico di Hallmundarhraun.
L’acqua infatti si infiltra sotto uno strato lavico permeabile dove assorbe il calore del sottosuolo per poi fuoriuscire calda e gettarsi nel fiume Hvitá che scorre nel canyon sottostante.
Questo spettacolo si prolunga per ben 900 metri.
Con una piacevole passeggiata siamo poi arrivati alle vicine rapide di Barnafoss.
Dopo questo spettacolo ci siamo messi in viaggio alla volta della capitale, Reykjavík.
La prima cosa che abbiamo visitato è stata la chiesa luterana Hallgrímskirkja, anche perché l’hotel era a soli 3 minuti a piedi.
La chiesa è stata progettata da uno dei più famosi architetti islandesi che si dice abbia cercato ispirazione per il suo design espressionistico dagli elementi della natura islandese.
Questi includono ghiacciai, montagne e formazioni laviche, in particolare le colonne esagonali di basalto che circondano la cascata di Svartifoss nella Riserva Naturale di Skaftafell, nel Parco Nazionale del Vatnajökull.
Tutto ciò ha influenzato l’architettura di molte strutture in Islanda, così come tutta una serie di altri progetti artistici.
Dalla chiesa poi abbiamo fatto una passeggiata per le vie del centro scendendo per Skólavörðustígur Street, una via che in alcuni tratti è interamente colorata con strisce arcobaleno.
Anche i tavolini e le panchine sono di vari colori.
Le altre due vie principali del centro sono Laekjargata, Laugavegur Street.
Laekjargata comprende alcune tra le case più antiche di Reykjavík ed è piena di vita grazie ai numerosi bar, ristoranti e negozi.
Dopo una rilassante cena siamo tornati in hotel pronti per vivere all’indomani l’ultima avventura islandese.
Giorno 15. Il Circolo d’oro – Reykjavík
Abbiamo iniziato il giro del Circolo d’oro dal parco nazionale Thingvellir (Þingvellir), dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Fu in questo luogo, che nell’anno 930 venne fondato l’Althing uno dei primi parlamenti del mondo.
Il Parco Nazionale sorge in un punto di grande interesse geologico, sulla fossa tettonica islandese, in cui la zolla americana e quella euroasiatica si allontanano l’una dall’altra.
Passeggiando lungo la faglia Almannagjá abbiamo avuto subito la percezione della deriva dei Continenti.
Interessante come il fiume Öxará scorrendo attraverso il parco formi una deliziosa cascata chiamata Öxaráfoss.
Una parte che non abbiamo fatto, ma lo riportiamo per tutti gli appassionati di diving è la possibilità di immergersi nel lago Thingvallavath e nuotare nel mezzo della faglia di Sifra, cioè fra le due placche.
Dopo la visita del parco ci siamo diretti verso la nota cascata Gulfoss.
In Islanda le cascate non mancano, sono una diversa dall’altra e una più bella dell’altra!
Tuttavia Gullfoss è una delle più imponenti per la magnifica vista e la grande quantità d’acqua.
La cascata è formata da due salti; sfalsati di circa 45 gradi, uno di 11 metri e l’altro di 21 metri e alla fine l’acqua si incanala in una stretta gola dell’altipiano.
Non appena arrivati alla vista di questa meraviglia, abbiamo immortalato l’arcobaleno che spesso incornicia questo panorama incredibile.
Siamo rimasti così colpiti che non abbiamo sentito assolutamente il fastidio del pulviscolo d’acqua che si alzava dalla cascata ricoprendo tutto nel raggio di molte decine di metri.
Il nome Gulfoss si dice che forse derivi per la sua tonalità dorata, nella sera, che spesso colora le sue acque glaciali.
Un’altra teoria è che il nome sia stato ispirato dall’arcobaleno che appare spesso quando il sole colpisce gli spruzzi d’acqua sollevati dalla cascata.
Un’altra teoria sul nome può essere trovata nel diario di viaggio di Sveinn Palsson. C’era una volta un contadino di nome Gygur che viveva a Gygjarholl.
Aveva molto oro e non poteva sopportare il pensiero che qualcun altro lo possedesse dopo la sua vita. Per evitare ciò, mise l’oro in uno scrigno e lo gettò nella cascata, che da allora è stata chiamata Gulfoss.
Dalla cascata abbiamo impiegato dieci minuti di macchina per giungere nell’area geotermica di Haukadalur.
Geysir il più storico e il più importante dei geyser, eruttò nel 1845 fino a 170 metri nell’aria, ma un anno dopo raggiunse solo l’altezza di circa 43-54 metri.
Successivamente rimase quasi inattivo fino al 1896 quando un altro terremoto lo riattivò. Di conseguenza, eruttava più volte al giorno, a volte durava fino a un’ora ogni volta e raggiungeva i 60 metri di altezza.
Nel 1910 Geysir eruttò ogni 30 minuti, ma cinque anni dopo il tempo tra le eruzioni fu di sei ore. Un anno dopo le eruzioni cessarono.
Il geyser è stato nuovamente colpito da un terremoto nel 2000 e le eruzioni hanno raggiunto un’altezza di 122 metri e sono durate anche due giorni. Ciò ha reso Geysir uno dei geyser più alti mai esistiti nella storia.
Dal 2000 le eruzioni si sono verificate circa otto volte al giorno, ma nel luglio 2003 l’attività è diminuita fino a tre volte al giorno. Oggi l’attività di Geysir è bassissima ma chissà quando deciderà di scoppiare di nuovo.
Il geyser Strokkur, invece è il geyser più attivo in Islanda ed erutta naturalmente ogni 7-10 minuti, di solito erutta fino a 15 o 20 metri.
Dal 1963 Strokkur erutta ritmicamente come un razzo nel cielo islandese!
Abbiamo fatto mille foto e video, fermi ad attendere il giusto momento.
Quando si nota che l’acqua inizia leggermente a bollire un po più del solito, significa che un’eruzione è imminente.
Alla fine, la superficie della vasca bollente si ritirerà un po indietro: quando ciò accade, Strokkur è veramente pronto per l’azione.
E’ stato davvero uno dei tanti spettacoli di Madre Natura!
Non distante da Geysir è situata la sorgente termale Blesi attualmente quiescente.
La sorgente termale di Blesi è una delle principali sorgenti termali nell’area di Geysir, con una piscina color acquamarina da un lato e una piscina limpida e turchese dall’altro.
Blesi consiste quindi in due sorgenti calde; la sorgente calda del nord e la sorgente calda del sud.
L’acqua dall’occhio meridionale scorre verso l’occhio settentrionale e lo riscalda, poiché la sorgente del nord è profonda solo circa 1 metro e non ha acqua bollente ma sono piuttosto fredde, 40° circa. Nell’altra la temperatura è compresa tra 80° e 100° Celsius.
Un colore incredibile che quasi verrebbe voglia di saltarci dentro, se non fosse per la temperatura dell’acqua estremamente alta.
Konungshver, sopra Blesi, è la sorgente più a nord del campo di Geysir caratterizzata da un bellissimo colore.
L’ultima tappa della giornata è stata la visita al cratere Kerid.
Kerid è il cratere di un vulcano spento e con il suo lago all’interno ha dei colori meravigliosi, un contrasto tra l’azzurro dell’acqua e la terra circostante.
E’ possibile parcheggiare nei pressi del cratere, il costo per l’accesso è di 400 corone ed è possibile fare la passeggiata attorno a tutto il cratere.
Tutta la zona è ricca di materiale lavico dai colori più svariati, con tutte le tonalità dal rosso al marrone, ravvivato da muschi verdissimi. TORNA SU
Giorno 16. Reykjavík – Keflavik
Siamo così giunti al termine di questa bellissima esperienza.
Abbiamo visto le ultime attrazioni che offriva la capitale: l’Harpa, un edificio di vetro a più piani davvero particolare.
All’interno ospita bar, negozi, sala concerti e centro congressi.
A pranzo abbiamo mangiato un buon sushi e poi una sosta alla chiesa Hateigskirkja, una bella chiesa luterana con quattro campanili appuntiti situati sulla cima di una collina.
L’ultima sosta prima di andare verso l’aeroporto è stata la Sun Voyager, una nave vichinga che rappresenta per l’esattezza una nave dei sogni.
Lo scopo dell’artista era quella di trasmettere un sogno di speranza, sviluppo e libertà!
Con questi tre aggettivi salutiamo questa stupenda isola che ci ha fatto vivere emozioni incredibili. Ci vediamo l’anno prossimo. TORNA SU